L'approccio al testo
Il testo è un mondo vivo e materico che parla, ha delle esigenze e pone delle domande: nel momento in cui diventa un semplice "contenitore di idee" si ribella. Prima di intervenire su di esso in qualsiasi modo è necessario per noi capirne il linguaggio in senso ampio, analizzarlo strutturalmente, comprendere le direzioni dell'autore e metterle in relazione con altri suoi testi, individuarne le linee in superficie e quelle sotterranee, far emergere le contraddizioni (vere o apparenti) dei personaggi, analizzarne le diversità, relazionare il testo al contesto storico e sociale in cui è stato scritto per poterne individuare la maschera sociale. Soltanto dopo aver svolto in modo approfondito quest'analisi è possibile, a nostro avviso, iniziare un lavoro personale sull'interpretazione e sulla messa in scena. La necessità di analisi non nasce da un interesse puramente culturale o per "dovere" nei confronti del testo e dell'autore, ma è la base con la quale ci si deve costantemente relazionare per poter avere libertà di creazione. Il rapporto tra la propria urgenza di messa in scena e il testo stesso fa sì che esso non diventi un semplice pretesto, ma crea infinite possibilità di sviluppo e di amplificazione e solo in questo caso la manipolazione drammaturgica ha un senso. Per poter comunicare col pubblico è necessario che questi venga messo di fronte all'esperienza completa del testo, sviluppato in tutti i suoi elementi, anche quelli in contraddizione, pur essendoci, naturalmente, la preferenza di alcuni aspetti rispetto ad altri; allora si può parlare di "interpretazione dinamica": lo spettatore trovandosi di fronte a diversi piani interpretativi e non a postulati registici, può scegliere esso stesso il proprio punto di vista e modificarlo anche durante lo spettacolo col mutare degli eventi; creare questo movimento nel pubblico, per noi, è comunicazione.