28.02.2019
ABBIAMO FAME laboratorio di creazione teatrale
2 e 3 Marzo
orario: dalle 11 alle 18,30
ABBIAMO FAME
laboratorio di creazione teatrale
a cura di Rosario Palazzolo
Solitamente è il racconto a produrre l’incantamento. E per racconto si intende qualsiasi forma di narrazione. Un incantamento, ovvero una specie di condivisione emotiva che conduce all’immedesimazione.
Ma l’incantamento è soprattutto manipolazione, ha a che fare con i consigli per gli acquisti e con la volgarità, con la religione e coi sensi di colpa, con la sottomissione.
È il buon senso che di buono ha davvero poco, è un morto al giorno per il nostro voyeurismo. L’incantamento è la medicina del potere. Che per potere essere ancora se ne frega delle controindicazioni.
L’incantamento incanta, e per questo distrae, mortificando la nostra sensibilità e obbligandola a frignare quando non vuole.
È una sbirciata, l’incantamento, al dito che chissà dove andrà a infilarsi stavolta.
E l’incantamento è pure una febbre.
Una cura.
È il medico e il paziente.
L’incantamento è ciò che vediamo, anche quando non guardiamo.
L’incantamento è la più grande bugia che ci hanno raccontato, quella che non ci stanchiamo mai di ascoltare.
E perciò l’artista dovrebbe avere fame dell’incantamento, e con i sensi sempre allerta dovrebbe scovarlo e rincorrerlo e attaccarlo e macinarlo e digerirlo senza paura, per poi svelarne i trucchi.
Perché il primo compito dell’artista è disincantare, una volta per tutte, correndo il rischio che nessuno lo ascolti.
L’artista teatrale ha diversi modi per disincantare. Uno di questi è la lingua. La parola che infligge ai suoi personaggi deve smascherare la bugia, e per questo deve essere mezza falsa e mezza vera. Una realtà della finzione, verosimile e visionaria: un’incoerenza costante. Incomprensibile, per tentare il miraggio della comprensione. Perché la lingua va estrapolata. Deprivata dall’incantamento a cui l’abbiamo sottoposta. Deve stordire e confondere. Dire no a qualsiasi immedesimazione, dieci pagine di no.
Di conseguenza, occorre essere estremamente esperti nel riconoscere l’idiozia della consuetudine; degli avvezzi cronici al dispregio, all’acrimonia, e insieme dei catechizzati alla sofferenza più grande, quella di contraddirsi continuamente, affinché si sperimenti l’impossibilità della consolazione, il suo limite intrinseco.
Perciò, Abbiamo fame sarà un luogo di sperimentazione, innanzitutto.
E poi un luogo in cui ricercare o affinare la propria voce teatrale.
Nessun limite di età, nessuna particolare esperienza richiesta.
Un laboratorio di creazione teatrale per drammaturghi o registi o attori o semplicemente per chi intende comprendere meglio le dinamiche della comunicazione, e della rappresentazione.
Ogni partecipante porterà un breve testo (una cartella al massimo), un testo proprio o d’altri che sia esemplificativo o complessivo o determinativo – persino riduttivo – del personale sguardo sul mondo. E porterà anche un perentorio progetto di regia, dal quale si partirà per costruire un ambiente, un personaggio, un pensiero, una scena.
per informazioni e iscrizioni: Teatro della Contraddizione - 025462155 - info@teatrodellacontraddizione.it