28.01.2016
LABORATORIO: Poetica del fallimento
Poetica del fallimento
Laboratorio di creazione teatrale
a cura di Rosario Palazzolo
una produzione Teatrino Controverso
Abbiamo cominciato così, sempre, da sempre, abbiamo cominciato disconoscendo il fallimento, temendo che il fallimento s’impossessasse dei nostri presupposti più rosei, e perciò abbiamo cominciato a ignorare che il fallimento, il nostro, era già in atto...
Poetica del fallimento sarà soprattutto un percorso teatrale pieno di buche e di dossi, per attori o drammaturghi o registi o per coloro che aspirano a diventarlo, per attori o drammaturghi o registi ipotetici, ché soprattutto di strade inesistenti, sarà pieno, questo percorso, e soprattutto di svolte improvvise e dirupi spaventosi e stambecchi che attraversano la strada improvvisamente e perciò occorrerà tutta la vostra attenzione, e difatti sarà un laboratorio pieno zeppo di attenzioni, soprattutto perché questa non sarà mai un’esercitazione, ripeto: questa non sarà mai un’esercitazione.
Perciò, Poetica del fallimento sarà un luogo di sperimentazione, innanzitutto.
E poi un luogo in cui ricercare o affinare la propria voce teatrale.
Nessun limite di età, nessuna particolare esperienza richiesta. Un laboratorio di creazione teatrale per drammaturghi o registi o attori o semplicemente per chi intende comprendere le dinamiche della rappresentazione.
Si partirà dalla costruzione di brevi testi prendendo spunto dalle immagini create da Luca Mannino: dodici immagini che raccontano il fallimento, ognuna un fallimento particolare. Poi ciascun autore proverà a organizzare lo spazio scenico, si occuperà delle diverse possibilità di interpretazione, partecipando attivamente alle altre messinscena, divenendo di volta in volta spettatore e interprete.
Quando: 6, 7, 9, 13, 14 Febbraio - totale 20 ore
Sabato 6 Febbraio dalle 11,30 alle 16,30 (con pausa)
Domenica 7 febbraio dalle 11,30 alle 17,30 (con pausa)
Martedì 9 febbraio dalle 21 alle 23,30
Sabato 13 Febbraio dalle 11,30 alle 16,00 (con pausa)
Domenica 14 Febbraio dalle 11,30 alle 17,30 (con pausa)
Quota di partecipazione : €150,00
per informazioni e iscrizioni:
Teatro della Contraddizione - via della braida, 6 – 20122 Milano
025462155 - info@teatrodellacontraddizione.it
Abbiamo cominciato così, sempre, da sempre, abbiamo cominciato disconoscendo il fallimento, temendo che il fallimento s’impossessasse dei nostri presupposti più rosei, e perciò abbiamo cominciato a ignorare che il fallimento, il nostro, era già in atto, con dovizia di patimenti, e che oltre a essere in atto era anche nel suo momento di maggiore espansione, e all’inizio abbiamo cominciato col rifiutare il primo fallimento, il fallimento ontologico e intrinseco e universale, il naturale processo vita/morte, immaginandoci un motore immobile che avesse la capacità di allungare il corso delle cose, ma era comunque ben poca cosa, in effetti, con tutta quella carne da giustificare, e così è finita che abbiamo cominciato a amplificare il fallimento degli altri, il fallimento del prossimo e il prossimo fallimento del prossimo, con una serietà e una abnegazione e un altruismo spropositato, e abbiamo cominciato a scorgere il fallimento ovunque, del resto è un dato di fatto che il fallimento si trovi ovunque, e abbiamo guardato ovunque, perciò, mai sazi e mai paghi, e tutti avevano almeno un fallimento e per tutti abbiamo sofferto, noi, e anzi abbiamo patteggiato per i fallimenti più impetuosi e distruggenti e definitivi e abbiamo pianto per il peggior fallimento, pure, e votato il miglior fallimento e abbiamo pregato perché quel fallimento non si verificasse più, o perlomeno quasi più, e sul quel quasi abbiamo fondato il nostro benessere, prediligendo la catastrofe, anzi il bilico, il fallimento imminente, una qualsiasi probabile rovina per cui tremare, e lì abbiamo accampato la nostra coscienza e la nostra sensibilità, temerari e mercenari e attendenti che il fallimento accadesse proprio con noi in mezzo, e poi d’improvviso perché è accaduto d’improvviso abbiamo incominciato a amarlo, il fallimento, tutto il fallimento, persino il nostro, e abbiamo imparato a esporlo e a condividerlo e a bachechizzarlo e siamo divenuti maestri dei fotoromanzi e dei fotomontaggi e dei fotoritocchi, per fare in modo che la gente provasse pietà per noi, tutta la pietà disponibile, e ci siamo battuti affinché ciascuno avesse il proprio fallimento personale, e così il fallimento è divenuto democratico, l’apoteosi del fallimento, e tutti a anestetizzare quello degli altri e Prego passi prima lei, fallisca prima lei, così poi le farò vedere io di quale fallimento sono capace, e così la società ha iniziato a fallimentare, in coro, a reti unificate, innamorandosi e innamorandosi di una poetica tesa al basso, al minuscolo, all’insufficiente, al mediocre meno meno, pretendendo di aprire i cuori e i cervelli a colpi di cipolla, affinché le lacrime fossero almeno attendibili, e millantando di raccontare la contemporaneità, nel frattempo, principalmente, una contemporaneità inesistente che ha reclamato tutta l’esistenza possibile, e perciò, detto ciò, Poetica del fallimento sarà soprattutto un percorso teatrale pieno di buche e di dossi, per dieci attori o drammaturghi o registi o per coloro che aspirano a diventarlo, per dieci attori o drammaturghi o registi ipotetici, ché soprattutto di strade inesistenti, sarà pieno, questo percorso, e soprattutto di svolte improvvise e dirupi spaventosi e stambecchi che attraversano la strada improvvisamente e perciò occorrerà tutta la vostra attenzione, e difatti sarà un laboratorio pieno zeppo di attenzioni, soprattutto perché questa non sarà mai un’esercitazione, ripeto: questa non sarà mai un’esercitazione.
Rosario Palazzolo è nato a Palermo nel 1972. Drammaturgo, scrittore, regista e attore, per il teatro ha scritto: Ciò che accadde all’improvviso, I tempi stanno per cambiare (con Luigi Bernardi – Premio Oltreparola), e i tre atti della Trilugia dell’impossibilità: Ouminicch', Manichìni e 'A Cirimonia, quest’ultimo vincitore del 18° Festival Internazionale del Teatro di Lugano e Menzione speciale premio In-box (Siena, 2010).
Nel 2013 fonda Teatrino Controverso, per il quale scrive e dirige gli spettacoli Letizia forever e Portobello never dies, e i laboratori Del Disincanto, Tauromachia, Catechesi sulla sofferenza, Abbiamo fame, Osservare lateralmente le cose, Poetica del fallimento.
Nel 2006 vince il Premio Lama e trama con il racconto a N.
Ha condotto, fra gli altri, laboratori di drammaturgia presso L’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), il Teatro Della Contraddizione (Milano), La Vicaria (Palermo).
Per la narrativa ha scritto: L'ammazzatore (Perdisa pop, 2007), Concetto al buio (Perdisa pop, 2010), Cattiverìa (Perdisa pop, 2013). Nel 2012 Guglielmo Ferro mette in scena una versione teatrale del suo romanzo Concetto al buio, e nel 2015 Giuseppe Massa realizza una riduzione per la scena del suo romanzo L’ammazzatore.
Invitato a più riprese dalle università di Liverpool, Manchester e Capodistria, recentemente gli è stata dedicata una tesi di laurea (Possibilità Vs. Impossibilità: la drammaturgia di Rosario Palazzolo).